PRESENTAZIONE DEL LIBRO DEL DOTT. BITETTI A LONDRA

Presentazione del libro del dott. Bitetti

Presentazione del libro del dott. Bitetti al pubblico londinese nella cornice di Hub Dot:

Stuttering an Integrated Approach.

Hub Dot

Anthropologie Store

Kings Road – Chelsea – London

Ho ancora nitido nella mia mente, il ricordo più doloroso di tutta la mia storia di balbuziente. Quando, davanti a tutta la classe, sono stato deriso per la mia balbuzie. Quel giorno ero molto più agitato di altre volte, non avrei voluto essere interrogato davanti a miei compagni di classe, ma non fu così. Il nostro insegnante volle interrogarmi e mi tocco affrontare una prova che quel giorno mi terrorizzava più del solito. Ricordo che balbettai tantissimo. I compagni cominciarono a ridere di me e la cosa più brutta, fu quando mi accorsi che rideva anche il nostro maestro, che era accanto a me, vicino alla cattedra. Volevo sprofondare per l’umiliazione e per la vergogna.

Tante volte ho sofferto per il mio problema, però non mi sono mai arreso, ho avuto la lungimiranza di guardare oltre le mie amarezze e le mie difficoltà, ho sempre pensato a quello che sarei diventato. Sono diventato uno psicologo-psicoterapeuta e mi occupo proprio di terapia della balbuzie. Ho superato completamente il mio problema, dopo aver fatto un percorso di gruppo analisi, durato cinque anni. Questa esperienza mi ha fatto comprendere che i problemi psicologici esistono dentro di noi, sotto forma di idee e convinzioni errate, dettate dalla necessità di rimanere ancorati ad un passato che ormai non esiste più. Solo per la paura di staccarsi da situazioni e relazioni intrafamiliari ormai improduttive e regressive.

Ho capito tante cose di me stesso e le ho viste confermate in anni e anni di lavoro terapeutico sui miei pazienti. Ho compreso bene delle resistenze che sono presenti in ognuno di noi e delle sforzo che ciascuno dovrebbe fare per emanciparsi dalla paura e delle difficoltà. Queste dinamiche interne al problema ho organizzate in un modello interpretativo e metodologico che ho definito: “ Approccio Integrato” e le ho espresse nei miei libri, tradotti in inglese e tedesco.

Le mie riflessioni sulla balbuzie partono dal presupposto che il balbuziente pensa male di sé, non perché non abbia qualità, ma perché non sa canalizzare adeguatamente le sue energie interne, perché ha imparato da piccolo a trattenere le sue risorse emozionali. Poi tende a proiettare sugli altri lo stesso giudizio negativo e quindi, teme costantemente di essere giudicato male dagli altri. Infine, adotta una strategia improduttiva che io definisco: “controllo della fonazione”. Il balbuziente, a differenza degli altri, quando si relaziona, tende a frenare la propria energia e quindi trattiene quella forza necessaria per relazionarsi bene con gli altri.

E’ necessario sapere che il balbuziente quando è da solo, nel chiuso della sua stanza, non balbetta mai. Invece, quando parla in pubblico è fortemente condizionato, proprio perché vive costantemente il timore di essere giudicato male. Questo, perché pensa male di sé e il tutto parte da questo fattore. Per parlare bene è necessario pensare bene di sé. E’ necessario conoscere la propria forza interiore, ed indirizzarla con la giusta consapevolezza di essere una persona forte e decisa. Il nostro linguaggio è sostenuto da una certa dose di energia, così come tutto il nostro comportamento. Sapere indirizzare adeguatamente la propria energia caratteriale è alla base del nostro successo relazionale.

Dal 1997, le mie ricerche in questo campo hanno permesso di aprire uno scenario nuovo nella cura della balbuzie e adesso, posso affermare con una buona dose di certezze, che spostando adeguatamente il controllo dalla bocca e liberando il controllo su di sé, si liberano quelle energie adatte per confrontarsi liberamente e senza blocchi, a tutto vantaggio di una percezione forte di se e senza esitazioni.

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I still remember it as if it were yesterday. Standing in front of the class….. My hands sweating……. My heart racing. The Teacher called me to the blackboard to test my spelling. I wanted the floor to open up and suck me in. ….my mouth.. frozen… I couldn’t push any words out. The class started to laugh…louder and louder…to make it worse… the teacher joined in. I sank into humiliation and shame. That is the most painful memory of my stammering history.

I grew up feeling socially isolated but that did not stop me from having ambition, getting a degree and becoming a psychologist with one passion and commitment – understand the nature of stammering. So, I have developed my own method, written books this is my English version and I have …and will continue to dedicate my whole life to helping teenagers getting rid of this paralysing condition. Every human being deserves to have a voice and for that voice to be heard.

Stammering is the result of an incorrect idea and belief that we create in our head dictated by our need to remain anchored in a past that no longer exists. When the stutterer is alone he does not stammer. But as soon as he is surrounded by others, he tends to project the same negative judgment he has of himself onto others. He is constantly afraid of being misjudged, he is afraid of facing life, he doesn’t feel strong enough and so he adopts an unproductive strategy: “phonation control”. He thinks badly about himself, because he does not know how to channel his internal energies properly, because he has learned to hold back his emotional resources as a child.

The key to speak well is to think well about yourself. To think well of ourselves we need to stop controlling our emotions and start expressing them without fear.

Parents ask me all the time ‘Antonio…..what is the secret for teenagers to grow into confident adults?’ – and I’ll give you my answer ….straight from the heart. We need to stop pretending that life is always perfect and happy and stop filtering and shielding them. Talk to your kids talk talk talk …… about your successes, your defeats and your fears and your struggles – don’t give the illusion that life is always positive. When they see that you – their role model – have experienced the full spectrum of emotions – that you are real

only then they will reach their full potential. Thank you!!.