l'Approccio Integrato

Incontriamo il dott. Antonio Bitetti per approfondire un mondo affascinante, quello legato a balbuzie e Approccio Integrato che, a breve, arriverà anche nella provincia di Vibo Valentia e sarà il punto di riferimento per la Calabria e anche per la vicina Sicilia.

  1. Prima di addentrarci nell’argomento principale, potrebbe darci qualche informazione sul suo percorso professionale?Mi sono laureato in Psicologia presso l’Università “ La Sapienza” di Roma e ho effettuato un percorso di gruppo-analisi con il compianto Prof. Leonardo Ancona, pioniere in Italia di tale metodica, presso il Policlinico “A. Gemelli”. Sono abilitato alla professione di psicoterapeuta e oltre alla abilitazione presso l’Ente Federale Svizzero della sanità a Berna, sono membro associato della American Psychological Association. Inoltre, sono professore a contratto presso l’Università degli Studi Roma TRE. Ho lavorato nel campo della riabilitazione e della formazione, come trainer di docenti in diverse scuole italiane, nel campo della dispersione scolastica e del bullismo, sia a scuola e sia nelle dinamiche di gruppo. Sono specializzato in ippoterapia e ho maturato esperienza anche nel campo delle tossicodipendenze. In Italia sono conosciuto soprattutto per i miei studi sulla balbuzie attraverso il mio modello interpretativo e metodologico, denominato: “ Approccio Integrato”.
  2. Può spiegarci, brevemente, che cos’è la balbuzie?La balbuzie, secondo la mia ventennale esperienza di ricercatore e di terapeuta è un problema di relazione, anche se l’aspetto più rilevante è la difficoltà di linguaggio, che rappresenta il sintomo di maggiore evidenza. Difatti, il balbuziente nel chiuso della propria stanza, non sottoposto a giudizio esterno parla benissimo. Purtroppo, da decenni prevale una cultura rieducativa di tale disturbo, sostenuta dalla più evidente difficoltà manifesta. Si è più portati a credere che la balbuzie possa essere un disturbo di linguaggio perché si è fatta poca ricerca in tal senso e perché non si è studiato abbastanza il dinamismo sottostante di questo disturbo. Molti anni fa in un simposio internazionale svoltosi a Roma, mi sono confrontato con il Prof. Yairi dell’Università di Chicago, il quale sosteneva l’ipotesi genetica della balbuzie, ma è giusto rilevare che il balbuziente non solo non balbetta sempre e nella stessa intensità, ma da solo e ad alta voce, parla senza nessun intoppo verbale. Un problema genetico non può avere tutte queste variazioni, è troppo strutturato su base organica e la balbuzie secondo me non ha elementi di vera organicità, tranne, forse per alcuni aspetti accessori, o di supporto all’instaurarsi del disturbo. Nell’arco di circa vent’anni ho pubblicato tre libri sulla balbuzie, nei quali ho spiegato ampiamente le dinamiche emozionali e relazionali della balbuzie. A tal proposito, sono stato invitato alla convention dell’American Psychological Association dello scorso anno, a Denver, in Colorado (USA), per illustrare le mie ricerche ai colleghi di diversi Paesi.
  3. Lei sostiene da tempo una tipologia di intervento definita “Approccio integrato”, in che cosa consiste? Ho definito “ Approccio Integrato” il mio modello di intervento terapeutico sulla balbuzie, proprio per le caratteristiche di intervento, sia sul sintomo della disfluenza e sia sulle difficoltà che il balbuziente manifesta nelle diverse fasi della sua vita di relazione. E’ un approccio d’avanguardia che interviene nei diversi aspetti della problematica e non sull’unico aspetto della difficoltà verbale, come i tanti si soffermano a trattare, da sempre. A tal proposito ho richiesto una commissione scientifica presso il Ministero della Sanità, per cercare di fare un significativo passo avanti nella terapia della balbuzie nel nostro Paese.
  4. Il suo “Approccio Integrato” è ormai ampiamente diffuso su tutto il territorio nazionale, e ha anche varcato i confini italiani per approdare in tutto il mondo, quali sono i suoi punti di forza?I punti di forza sono soprattutto la ricerca approfondita delle dinamiche sottostanti al problema e l’analisi di tutti quegli aspetti riguardanti le idee irrazionali che il balbuziente si è creato nei primi anni di insorgenza del suo disturbo. C’è da premettere che tutti abbiamo vissuto la fase del cosiddetto balbettìo, tipico del bambino che inizia ad esercitarsi con il significato e il valore del proprio linguaggio, così come avviene nel processo di apprendimento dell’attività motoria. I miei studi si sono concentrati su un aspetto che vado studiando da molti anni e che riguarda il meccanismo di controllo sulla fonazione. Difatti, a parer mio e sulla base di migliaia di casi trattati in Italia e all’estero, il bambino candidato a diventare un ragazzo o un adulto balbuziente, fa una cosa che non dovrebbe fare e cioè, controlla il suo linguaggio nel momento in cui si relaziona con gli altri, per una sottostante paura del giudizio altrui. C’è da chiedersi cosa controlla e perché controlla. La risposta la troviamo in quelle dinamiche aggressive sottostanti al disturbo. Di sicuro il balbuziente trattiene emozioni forti che non riesce ad esprimere e quindi, controlla e blocca sul nascere questa possibilità, poiché ne ha paura. A questo punto, è ovvio che il trattamento del problema non può essere limitato alla semplice rieducazione, come abitualmente si fa da sempre, ma è necessario far capire alle famiglie con bambini balbuziente e ai balbuzienti adulti che il loro disturbo va affrontato in maniera completa, proprio come faccio da sempre con il mio “Approccio Integrato”. Il mio ultimo libro sulla balbuzie, dal titolo: “ La Balbuzie Approccio Integrato, IEB Editore, 2010” è stato tradotto anche in inglese e tedesco.
  5. Come reagiscono i pazienti a questo tipo di approccio?Quando il balbuziente capisce di essere di fronte ad un modello terapeutico che coglie tutti gli aspetti del suo problema, si sente risollevato, compreso e in buone mani. In cuor suo, il balbuziente capisce qual è la dinamica del suo problema, ma non riesce ad inquadrarla in maniera completa ed organizzata, ed è per questo che il mio è un modello completo di terapia e viene apprezzato da subito. Infatti, sono stato il primo in Italia a spiegare la necessità di superare le tecniche rieducative di tipo fonetico o fonatorio o respiratorio, poiché sono tecniche che non completano il processo di verifica e di interpretazione del disturbo chiamato balbuzie. Se non si affrontato le ansie e le paure che il balbuziente vive, è difficile pensare che una semplice tecnica possa risolvere completamente il problema. Ed è per questo che dal 2001 al 2016 ho pubblicato quattro libri su questo argomento, i primi tre sulla balbuzie e il quarto, sul meccanismo del controllo (A. Bitetti. Emozioni, Comportamento e Controllo, IEB Editore, 2016), come elemento centrale di tutta la questione, con l’intento di creare una nuova cultura di approccio alla balbuzie su tutto il territorio nazionale.
  6. Ci sono degli indicatori sulle percentuali di casi di balbuzie nella nostra regione?Non ci sono dati aggiornati al riguardo. Due anni fa, una giornalista spagnola della TVSE di Madrid che voleva intervistarmi, mi diceva che in Spagna sono più di 800.000 le persone affette da balbuzie e secondo l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) nel mondo si calcola una media dell’1-2 dell’ intera popolazione mondiale. Sono dati che fanno riflettere.
  7. La sede nazionale si trova a Milano (via S. Antonio, 5), perché ha avvertito la necessità di creare un punto di riferimento anche nella provincia di Vibo Valentia?
    Ho trattato molti pazienti calabresi che mi hanno raggiunto a Milano, o in altre città più vicine alla Calabria e ho scoperto attraverso il mio lavoro degli amici, amici veri, che mi hanno invitato a creare delle premesse di fattiva collaborazione, mettendo a disposizione una moderna ed efficace struttura. Per questo, nel dare risposte terapeutiche più immediate ed efficaci, ai tanti pazienti della Calabria che vorranno usufruire del mio modello terapeutico, si è pensato di creare un punto di riferimento, in pianta stabile, senza la necessità di fare grossi spostamenti. In più, nel far convergere pazienti della vicina Sicilia, che potranno trovare più comodo incontrarmi e chiedere consigli sul problema di cui stiamo argomentando. Vibo Valentia, si presta bene come centro geograficamente ben posizionato sul territorio.
  8. Sono previsti corsi di formazione permanenti sulla terapia della balbuzie anche in Calabria?Certamente si, la sede di Vibo Valentia dovrebbe diventare un punto di riferimento regionale e come dicevo prima, anche per quelle famiglie della vicina Sicilia che vorranno usufruire del mio “Approccio Integrato”. Si farà terapia individuale e di gruppo, sia nei bambini, nei ragazzi adolescenti e sia negli adulti affetti da balbuzie. La sede dovrebbe diventare anche la location per iniziative di divulgazione degli ultimi due libri su tutto il territorio, così come si è già fatto in altre regioni d’Italia e tra poco anche all’estero. Lo scopo è di creare un punto di riferimento stabile e funzionale a tutto vantaggio di coloro che usufruiranno del servizio messo a disposizione.
  9. Quale messaggio vuole lasciare ai professionisti calabresi? E quale a chi soffre di balbuzie?Un messaggio intriso di fiducia e di ottimismo nella cura della balbuzie. Il balbuziente va curato in tutta la sua manifestazione e non in maniera parziale o parcellizzata. Dobbiamo superare paure ed ostacoli, perché un linguaggio forte e sicuro offre più possibilità di affermazione nella vita. Quindi, l’intento è anche quello di creare e di radicare una cultura più forte e più completa riguardo alla balbuzie e se si creeranno i presupposti, sono disposto ad organizzare corsi di formazione per specialisti del settore, soprattutto rivolto a logopediste, psicologi, medici foniatri e altri.

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